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Relatore: Dott. Dario Cottafava


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Abstract:

Negli ultimi anni il mondo dell’educazione sta subendo grandi cambiamenti dovuti all’introduzione di nuove tecnologie informatiche web e alla facilità di accesso ad una informazione diffusa, capillare e aperta a tutti i campi del sapere. In particolare, la nascita di strumenti di apprendimento “Open” quali Wikipedia, la diffusione dei MOOC (Massive Open Online Courses), quali Coursera e la Khan Academy, stanno permettendo a chiunque, con un approccio pragmatico e autodidatta, di imparare nozioni tecniche molto più velocemente rispetto alla classica didattica frontale, stimolando la creatività e la libertà degli studenti.

Questa enorme quantità di informazioni disponibile ha portato alla nascita di nuovi modelli di educazione orizzontali, basati sulla cooperazione tra studenti, ricercatori e professori, eliminando le barriere professore-studenti, tipiche dell’educazione con un approccio frontale e formale. Numerose realtà a livello nazionale ed internazionale stanno sperimentando nuove forme di didattica. Esempi riconosciuti possono spaziare dalla Khan Academy, progetto fuoriuscito dall’MIT e riconosciuto a livello mondiale, nella quale viene ribaltato l’approccio lezioni-scuola ed esercizi-casa, a “La Scuola OpenSource”, nata nella città di Bari, realtà a livello italiano che sta sperimentando approcci legati alla didattica cooperativa e multidisciplinare, fino a CodeMotion, azienda romana che sta introducendo nelle scuole medie secondarie l’utilizzo dell’informatica e dell’elettronica OpenSource tramite un approccio trials and error e la filosofia Do-It-Yourself ( in altre parole, “l’imparare facendo” ). Apripista e collante di tutte queste realtà locali ed internazionali è il movimento maker, dei fablab e la rete mondiale FabFoundation che, grazie all’abbattimento dei costi di numerose tecnologie hardware di prototipazione rapida, quali Arduino e Raspberry, sta guidando tutto il mondo in un processo di diffusione dei saperi e di didattica aperta e cooperativa.

La sostenibilità ambientale è un campo di studi intrinsecamente multidisciplinare e potrebbe beneficiare notevolmente di una didattica cooperativa e multidisciplinare. Un approccio basato sul fare, sulla condivisione dei saperi e sul confronto diretto tra studenti e tutor risulta particolarmente efficace per sensibilizzare, migliorare la consapevolezza e coinvolgere gli studenti riguardo ad alcune tematiche sensibili per le quali non è possibile, per motivi tecnici e/o di competenze, scendere nel dettaglio approfondito.

All’interno dell’Università degli Studi di Torino, nel 2016 è stato inaugurato UniToGO (Unito Green Office), hub e network multidisciplinare per la sostenibilità ambientale basato sul modello del Green Office Movement creato dall’associazione Rootability a Maastricht nel 2010. Il modello, premiato dall’Unesco con il “Japan prize on education for sustainable development”, è basato su alcuni principi fondamentali: primo fra tutti è l’idea che questo “ufficio” debba essere guidato dagli studenti e dai ricercatori e supportato dallo staff e dai professori accademici. In questo contesto, sempre all’interno dell’Università degli Studi di Torino è nata l’associazione studentesca GreenTo a stretto contatto con l’Unito Green Office con il fine di “promuovere e attuare pratiche sostenibili e di incentivare la partecipazione attiva ad una gestione più sostenibile all’interno dell’Università degli Studi di Torino”. Le attività promosse dall’associazione sono e saranno mirate principalmente alla creazione di gruppi di lavoro, workshop e azioni concrete per la sensibilizzazione e per la sostenibilità ambientale tramite approcci partecipativi e collaborativi tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie.

La vera sfida della didattica nell’epoca di una società altamente interconnessa sarà quella di trasformare il Voi in Noi, di eliminare le barriere fisiche e mentali tra l’ambiente e l’io e di permettere a chiunque l’accesso alla conoscenza, così da far sentire ogni futuro studente tutt’uno con il mondo e la società globale in cui stiamo vivendo. In questo processo sarà indispensabile cooperare tutti insieme e che, forse, per la prima volta, la guida sia lasciata in mano ai giovani. Citando La Scuola OpenSource: se l’innovazione sociale non è per tutti non è vera innovazione.

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